La diciottesima edizione della Mostra Internazionale di Architettura, detta anche Biennale, è iniziata lo scorso 20 maggio e continuerà fino al prossimo 26 novembre, presso i Giardini di Venezia, l’Arsenale e altri luoghi della città.
Per questa edizione è stata scelta Lesley Lokko – architetta, docente e scrittrice di origine ghanese – come curatrice della Biennale di Architettura.
Il tema scelto prende il titolo di Il Laboratorio del Futuro, così spiegato dalla curatrice:
«In primo luogo l’Africa è il laboratorio del futuro. Siamo il continente più giovane del mondo, con un’età media pari alla metà di quella dell’Europa e degli Stati Uniti, e un di decennio più giovane dell’Asia. Siamo il continente con il più rapido tasso di urbanizzazione al mondo, con una crescita di quasi il 4% annuo. Questa crescita rapida e in gran parte non pianificata avviene generalmente a spese dell’ambiente e degli ecosistemi locali, il che ci pone di fronte al cambiamento climatico sia a livello regionale che planetario. La storia della migrazione forzata attraverso la tratta transatlantica degli schiavi è il terreno su cui oggi si combattono in tutto il mondo le lotte per i diritti civili e per una società più civile.
È necessario qualcosa di più di una rappresentazione e gli architetti, storicamente, sono attori chiave nel tradurre le immagini in realtà.
In secondo luogo, la Biennale di Venezia è anche essa stessa una sorta di laboratorio del futuro, un tempo e uno spazio in cui si pongono interrogativi sulla rilevanza della disciplina per questo mondo – e per quello a venire. Oggi la parola “laboratorio” è più generalmente associata alla sperimentazione scientifica ed evoca immagini di un certo tipo di stanza o edificio. Nel mondo antico la bottega artigiana era l’istituzione più importante per la vita civile.
Pensiamo alla nostra mostra come a una sorta di bottega artigiana, un laboratorio in cui architetti e professionisti provenienti da un ampio campo di discipline creative tracciano un percorso fatto di esempi tratti dalle loro attività contemporanee che il pubblico, composto da partecipanti e visitatori, potrà percorrere immaginando da sé cosa può riservare il futuro».
Il Presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto ha dichiarato:
«Lesley Lokko dimostra determinazione e coraggio anche nell’usare nel suo titolo due parole abusate ma insostituibili per restituire la piena importanza del loro significato.
Coglierete come il suo approccio somigli molto alla proposta di un patto fra i visitatori della Biennale, il mondo dell’architettura e della cultura in generale. Una Mostra che partendo da premesse molto concrete e punti di vista molto precisi guarderà dritto negli occhi i rappresentanti dei Paesi partecipanti e tutti coloro che popoleranno i Giardini, l’Arsenale e la Città di Venezia. Il tutto per parlare al mondo, che è la vera ragione per cui un Curatore si assume la responsabilità di fare una Mostra Internazionale della Biennale».
La Biennale Architettura 2023: il Padiglione Italia
Il titolo dedicato al Padiglione Italia per la diciottesima edizione della Biennale è Spaziale: ognuno appartiene a tutti gli altri, curato dal collettivo Fosbury Architecture.
Ognuno appartiene a tutti gli altri, che rappresenta all’interno del Padiglione Italia la sintesi formale e teorica dei processi innescati nei 9 territori nei mesi precedenti, restituendo una diversa e originale immagine dell’architettura italiana nel contesto internazionale.
Il progetto si fonda sulla visione di Fosbury Architecture che l’architettura sia una pratica di ricerca al di là della costruzione di manufatti e la progettazione sia sempre il risultato di un lavoro collettivo e collaborativo, che supera l’idea dell’architetto-autore.
Lo spazio è inteso come luogo fisico e simbolico, area geografica e dimensione astratta, sistema di riferimenti conosciuti e territorio delle possibilità.
“Il Padiglione Italia – spiega Fosbury Architecture – rappresenta l’occasione per promuovere azioni pioniere relative a un orizzonte temporale che vada oltre la durata della Biennale Architettura 2023. In questo processo, tanto complesso quanto lirico, ci proponiamo come mediatori tra diverse costellazioni di agenti, locali e non, attori di un progetto collettivo.”