Per anni, i media hanno annunciato la morte del negozio tradizionale per mano dell’e-commerce: ma l’andamento sembrerebbe del tutto differente. Il tema della relazione tra online e offline continua a generare interesse e dibattito all’interno dell’ambiente del retail e come tale riveste un’importante ruolo centrale dentro EuroShop 2020, la più importante fiera dedicata al retail, che torna a Düsseldorf, dal 16 al 20 febbraio.
Il Black Friday ha cambiato i consumatori o il negozio?
Il venerdì di shopping più famoso dell’anno ha raggiunto anche la nostra Europa, direttamente dagli Stati Uniti: sebbene siano in molti, specie in Italia, a legare il Black Friday a un’iniziativa Amazon -da una recente ricerca di Ansa, infatti, emerge che 8 italiani su 10 percepiscono il fenomeno come legato al colosso di Seattle-, questa giornata di shopping ha origini decisamente più antiche. Da inizio anni Cinquanta, negli USA, il venerdì successivo al Thanksgiving sancisce “ufficialmente” l’inizio delle spese natalizie e si accompagna a sconti e promozioni.
L’argomento è di grande attualità in questi giorni, grazie ad alcune interessanti indagini che evidenziano il successo del Black Friday non solo sul web, ma anche nei punti vendita. E il marketing a esso legato coinvolge ugualmente i retailer offline e quelli online.

Chi era convinto che il Black Friday fosse un’iniziativa che promuovesse per lo più gli acquisti sull’e-commerce si dovrà ricredere: secondo un’analisi realizzata da Secursat (provider di soluzioni di sicurezza integrata per aziende e istituzioni), in oltre 1.000 negozi e centri commerciali, nei giorni degli sconti, hanno invaso camerini e casse degli store fisici fino a 600 persone all’ora. Per capire di che cifre si parla, Secursat ha rilevato come uno store che in media, al venerdì, vede una presenza di circa 8.000 persone, durante la giornata del Black Friday sostanzialmente raddoppia i numeri e arriva a toccare le 14.000-15.000 persone al giorno.
Ma non è solo il giorno del Black Friday che i negozi tradizionali tornano a essere popolati: nonostante la continua crescita delle vendite online, infatti, le ricerche confermano che gran parte dei consumatori preferisce ancora fare acquisti nei negozi. Un rapporto pubblicato dalla società immobiliare JLL verso la fine del 2018 prevedeva negli Stati Uniti, entro cinque anni, l’apertura di 850 nuovi negozi, dimostrando il valore che i marchi ancora attribuiscono alla presenza fisica. E sono numerosi i marchi che, nati online, stanno investendo nel punto vendita per integrare e supportare la loro offerta.
Come si evolve il negozio: comunità, conversazione, contenuto
Qualche esempio? Oltre alle iniziative della stessa Amazon, come Amazon Books, Amazon Go e Amazon 4-Star, un caso che ha fatto particolarmente parlare di sé è quello di Glossier, azienda di prodotti di bellezza nata online, che ha realizzato a New York un negozio a tre piani progettato [in collaborazione con lo Studio Gachot e con lo Studio di Architettura PRO] come uno spazio coinvolgente in cui i visitatori/client possono conoscere il brand, testare i prodotti e immergersi nell’esperienza. Secondo un articolo del The New York Times, il negozio offre quelle che stanno rapidamente diventando le tre C dell’era digitale: Comunità, Conversazione e Contenuto.

EuroShop, da centro aggregatore per tutto ciò che riguarda l’allestimento, il design, la progettazione e lo sviluppo dei negozi -tecnologia, materiali per la decorazione, visual merchandising, illuminazione e soluzioni di marketing digitale-, si conferma un punto di riferimento per il dibattito tra negozio tradizionale e e-commerce, per comprendere la relazione complementare esistente tra i canali online e quelli offline. Già durante l’ultima edizione c’erano i primi segnali di un ritorno di attenzione per il mondo offline. Tre anni dopo, a EuroShop 2020 sarà proprio questo uno dei temi principali affrontati dal settore. EuroShop 2020, a Düsseldorf, apre ai visitatori professionali domenica 16 fino a giovedì 20 febbraio 2020.